Chiese
Scopri la storia e l'evoluzione di Chiese e Santuari a Sommacampagna.
Pieve di Sant’Andrea
La Pieve di Sant’Andrea costituisce il nucleo abitato più antico di Sommacampagna. La Pieve rappresentava una comunità cristiana, una sorta di istituzione che amministrava il territorio nell’alto medioevo. Si trovava qui, perché era il punto più alto, con posizione strategica di controllo del territorio e posta su un crocevia di strade. La zona alta era inoltre fertile rispetto alla zona di pianura, denominata “campagna secca”. Ritrovamenti archeologici fanno pensare che la chiesa sorga sui resti di un tempio pagano dedicato alla dea Leituria, del I secolo a.C. Lo testimonia un frammento di ara votiva murato nella parte inferiore di un pilastro della navata centrale. Si pensa che la costruzione della pieve risalga al 1040. Il periodo di massima fioritura fu tra l’VIII e il XII secolo. Il controllo del territorio della pieve di Sant’Andrea continuò fino al ‘300, quando passò alla pieve di San Pietro di Villafranca. Qui iniziò un lento declino, fino a quando nel 1500 le funzioni di chiesa parrocchiale vennero trasferite nella chiesa che si trova nel centro paese. L’attuale chiesa parrocchiale, Chiesa dell’Immacolata e di Sant’Andrea Apostolo, fu consacrata alla fine del 1700. Tra il 1938 ed il 1941 l’edificio ha subito un importante intervento di restauro, curato dall’allora soprintendente arch. Ferdinando Forlati.
La chiesa di S. Andrea si trova nel cimitero di Sommacampagna: ha un solo altare, è a tre navate coperte da un tetto a capriate. Le colonne che la dividono in navate sono costituite da ciottoli misti a mattoni; il primo pilastro a destra è costituito da materiale di spoglio: si tratta di due cippi romani sovrapposti. L’edificio presenta, all’esterno, tre absidi e sulle pareti della navata centrale, come lungo le pareti delle navate laterali, si notano tre finestre piccole e profondamente strombonate. Si ha testimonianza della presenza di un campanile, costruito successivamente all’edificazione della chiesa, demolito nel 1853, perché divenuto pericolante. Sulla pavimentazione si notano le tracce di un muricciolo che si ritiene dividesse il clero officiante dal popolo. La chiesa è impreziosita da cicli di affreschi. Il Forlati li divide in tre gruppi: i più antichi sono quelli raffiguranti gli apostoli, situati nell’abside maggiore, e San Fermo e San Rustico, eseguiti poco dopo la costruzione della chiesa. Il secondo gruppo di affreschi decora l’arco trionfale e risale alla fine del ‘200 inizi del ‘300, quando fu eretto il campanile; il terzo gruppo appartiene alle epoche successive. Di grande rilievo è il Giudizio Universale eseguito sul retro della facciata principale. Costruito con materiale povero, l’edificio è interessante per le sue antiche origini ed è stato oggetto di ricerca da parte di molti studiosi. ______________________
La chiesa può essere visitata su prenotazione.
Per info: ufficio.cultura@comune.sommacampagna.vr.it - tel. 045 8971356-7
Santuario di Madonna del Monte
La sua storia attraversa i secoli e si intreccia con la storia di questo territorio, dalla gestione della campagna da parte dei monaci in età medievale, alla battaglia del 1848, quando in questa località vi fu un sanguinosissimo scontro.
Le origini di questo luogo di culto sono sconosciute, l’ipotesi più accreditata è che sia sorto attorno ad un affresco della Madonna posizionato presso un torrione difensivo, costruito a seguito dell’invasione degli Ungari (o Magiari) nell’899, poi caduto in disuso.
Nel XII secolo un gruppo di eremiti, sull’esempio di San Francesco, si trasferirono in questa zona fondando un monastero e una leggenda narra che il Santo passò di qui.
I continui saccheggi e le ripetute distruzioni dovuti alle guerre tra guelfi e ghibellini causarono molto probabilmente l’allontanamento dei monaci su ordine del vescovo di Verona Manfredo Roberti (1260-1268).
In seguito, questo luogo fu abbandonato, la proprietà passò alla chiesa secolare di Verona cadendo nell’oblio.
Il ritorno alle attività sacre in questo luogo si ebbe solo nel 1456, grazie ad un terziario dell’ordine dei francescani, Giovanni da Busseto, che chiese ed ottenne dal Vescovo di potersi stabilire qui con i suoi confratelli. Il periodo di benessere che ne seguì destò l’interesse del monastero di San Fermo che prese per sé il piccolo monastero.
Nel 1628, anno della grande pestilenza che decimò la popolazione di Sommacampagna, la chiesa fu utilizzata come lazzaretto e il piccolo cimitero, ancora presente in questo periodo, fu usato per le fosse comuni. Terminato il contagio, il luogo fu sanificato con latte di calce e andarono coperti gli affreschi dipinti solo qualche anno prima.
Durante le guerre turco-veneziane (1645-1669), la Serenissima si trovò in difficoltà economiche e per continuare a sostenere la guerra, Papa Alessandro VII, ordinò la soppressione di 35 conventi nel territorio veneto che furono rivenduti per reperire i fondi necessari per far fronte alla guerra. La nostra chiesa fu soppressa così nel 1656.
Il santuario passò di mano in mano e conobbe il massimo splendore nella prima metà del ‘700 quando il guardiano, Padre Cusani, si prodigò, anche a proprie spese, nel restauro e nell’abbellimento della chiesa. Alla sua morte fu seppellito all’interno della chiesa.
Durante i secoli successivi ebbe vari proprietari, conoscendo periodi di splendore e altri di totale abbandono.
La struttura nel tempo ha subito innumerevoli cambiamenti, la chiesa alle origini aveva vicino il suo cimitero e un piccolo convento che nel 1754 fu modificato: il broletto e le sue stradine furono sostituiti dapprima con un rustico e poi con un grande edificio rurale con stalle, portico e fienile; in seguito, sul lato est venne creata una tettoia per il ricovero degli attrezzi agricoli.
Oggi la chiesa è di proprietà privata e grazie ad una convenzione tra proprietà, Comune, Parrocchia e il Comitato Madonna di Monte, è ufficialmente riconosciuta come luogo di interesse culturale e della comunità locale.
Nel 2018 ha raggiunto il secondo posto nella classifica dei Luogo del Cuore del Fondo Ambiente Italiano per la Regione Veneto e primo per la provincia di Verona.
L’interno della chiesa reca poche tracce antecedenti al ‘700. Si presenta ad una navata di 17 metri per 9 con soffitto a capriate lignee, il presbiterio ha il soffitto quadrangolare ad intonaco. Il pavimento è in cotto e sono presenti lapidi che celano le sepolture di personaggi illustri.
Nel coro dietro l’altare è esposta una grande pala raffigurante la Beata Vergine Maria in gloria con il Bambino Gesù e tre santi, datata tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo.
L’altare maggiore è dedicato all’Assunta. Originariamente era quasi tutto in legno, ma nel 1712 padre Cusani lo fece ricostruire in stile barocco con marmi policromi.
Il più importante degli altari si trova sul lato settentrionale, è dedicato alla Madonna e racchiude l’immagine attorno alla quale si è sviluppato il culto di Maria: un affresco, probabilmente quattrocentesco, raffigurante la Madonna con il Bambino che regge in mano un uccellino.
Sempre sul lato nord c’è un secondo altare dedicato a San Carlo Borromeo, edificato nel ‘700.
L’ultimo altare è posto nel lato sud della navata ed è dedicato a S. Antonio da Padova. Anche questo altare è in marmo policromo in stile barocco.
Le pareti sono decorate da un ciclo di affreschi di autore ignoto che rappresentano la vita di S. Francesco di Assisi databili ai primi decenni del ‘600. Lo stato di conservazione è precario strutturalmente e gli affreschi sono stati fortemente compromessi dall’imbiancatura a latte di calce effettuata dopo la pestilenza del ‘600.
Interessanti sono poi l’acquasantiera in marmo rosso di Verona, un pulpito in legno ornato da un baldacchino a drappo e due confessionali settecenteschi. L’altarino ligneo con baldacchino posto su una portantina è dedicato alla Madonna del Rosario e veniva utilizzato per le processioni devozionali o in caso di calamità.
Chiesa di San Rocco
La chiesa di S. Rocco, posta sulla cima del colle di Sommacampagna, fu edificata nel 1511 sulle rovine di un preesistente castello medievale. La costruzione e la dedicazione a S. Rocco coincisero con un’epidemia di peste che colpì il territorio veronese proprio nel 1511.
Nel 1903 la vecchia torre campanaria, addossata al fianco meridionale della chiesa, fu abbattuta e riedificata nelle forme attuali a lato del fianco nord. L’edificio si presenta con semplice facciata a capanna rivolta a nord-ovest. Torre campanaria posta a lato del fianco settentrionale della chiesa. Impianto planimetrico ad unica ampia aula rettangolare, presbiterio rialzato di un gradino concluso con un profondo coro emergente a sviluppo poligonale a tre lati. Le pareti interne sono semplicemente intonacate e tinteggiate, prive di aggettivazione plastiche o decorative, ad eccezione dell’arco trionfale a tutto sesto con contorni modanati che inquadra l’altare maggiore. Copertura a due falde con struttura portante costituita da capriate lignee a vista; orditura secondaria di tipo tradizionale composta da arcarecci e travetti con sovrapposte tavelle in cotto; manto in coppi di laterizio. La pavimentazione dell’aula è realizzata in pianelle quadrate di cotto posate a corsi obliqui; si conservano lastre tombali in pietra bianco-rosata; l’abside è pavimentata con lastre di pietra calcarea chiara.(*)
Al suo interno è custodito un pregevole organo positivo di Scuola Napoletana del 1700, in stile Luigi XV, restaurato nei primi anni 2000.
(*) Fonte: beweb.chiesacattolica.it
Chiesa della Madonna della Salute
La chiesa della Beata Vergine della Salute venne edificata a lato della propria villa dal nobile veneziano Benedetto Valier. Oggi è cappella soggetta alla Parrocchia di Sommacampagna. L’edificio si presenta con facciata a capanna rivolta ad oriente. Torre campanaria addossata al fianco meridionale del presbiterio. Impianto planimetrico ad unica aula rettangolare di modeste dimensioni con altare maggiore addossato alla parete di fondo. Le pareti interne sono ritmate da una teoria di lesene ioniche con fusto scanalato, sulle quali si imposta la trabeazione modanata che si sviluppa cingendo l’invaso dell’aula. Copertura a due falde con struttura portante costituita da capriate lignee a vista; manto in coppi di laterizio. La pavimentazione dell’aula è realizzata in seminato alla veneziana con impasto chiaro e scaglie di marmi policromi; al centro una lastra sepolcrale in pietra bianca.(*)
(*) Fonte: beweb.chiesacattolica.it
Chiesa parrocchiale dell’Immacolata e di S. Andrea Apostolo (del Pirlar)
Non ci sono fonti inerenti le origini della chiesa di S. Maria in Sommacampagna. L’unico dato certo è fornito da una lapide datata 1415, murata nella parete meridionale della cappella laterale sinistra, il cui testo ci informa che l’edificio fu edificato a spese della nobile famiglia Maccacaro, e che probabilmente fu completato nel 1415. Nella prima metà del XVI sec. (tra il 1530 ed il 1541) la sede parrocchiale fu trasferita dalla pieve di S. Andrea (ufficialmente a partire dal 1576), situata fuori dal paese ed in precarie condizioni, alla chiesa di S. Maria Addolorata, di recente costruzione, situata nel centro del paese. Negli anni seguenti l'antica pieve di S. Andrea proseguì il suo corso di decadenza, divenendo col tempo chiesa cimiteriale soggetta alla parrocchiale di S. Maria. Nel 1695 fu invertito l’orientamento dell’edificio con lo spostamento dell’altar maggiore, del coro e della sagrestia dalla collocazione originaria ad oriente ad occidente, al posto dell’ingresso. Tra il 1750 ed il 1762 la chiesa di S. Maria venne riedifica nelle forme neoclassiche attuali su progetto attribuito al celebre architetto veronese Adriano Cristofali. La primitiva chiesa, edificata prima del 1415, venne inglobata nella nuova costruzione. Il nuovo edificio fu consacrato a S. Andrea Apostolo e alla Madonna Immacolata in data 11 luglio 1962 ad opera del vescovo di Verona Nicolò A. Giustiniani (1759-1772). Al 1921 risale la costruzione della cappella dei Caduti, restaurata nel 2007. Del 2012-2013 il restauro delle facciate della chiesa e dell’attiguo oratorio del SS. Sacramento. L’edificio si presenta con facciata in stile neoclassico rivolta ad est. Torre campanaria addossata al fianco meridionale del presbiterio. Impianto planimetrico ad unica aula rettangolare, presbiterio a pianta pseudo-ellissoidale rialzato di un gradino e concluso con abside emergente a sviluppo semicircolare; il presbiterio si apre lateralmente verso due ampie aule minori rettangolari; lungo i fianchi dell’aula si aprono quattro semi-cappelle laterali ospitanti l’altare della Madonna col Bambino (con S. Giovanni Battista e S. Rocco) e l’altare del S. Cuore, sul lato meridionale, l’altare di S. Andrea (già della Madonna del Rosario) e l’altare di S. Giuseppe, sul lato opposto. I prospetti interni, intonacati e tinteggiati, sono ritmati da lesene corinzie sulle quali si imposta l’alta trabeazione modanata sommitale; le pareti sono decorate nel registro superiore con affreschi e dipinti murali opera di Jacopo Tumicelli da Villafranca e Agostino Pegrassi, oltre che da tele del pittore Antonio Salomoni. L’aula è coperta da un’ampia volta a botte a sesto ribassato con unghie laterali, decorata con cornici policrome e dipinti a tempera opera del Pegrassi; il vano del presbiterio è sovrastato da una volta ad ombrello ad otto spicchi. Copertura a due falde con struttura portante composta da capriate lignee; orditura secondaria di tipo tradizionale e manto in coppi di laterizio. La pavimentazione della navata e delle aule minori è realizzata in quadrotte alternate di marmo rosso Verona e nembro rosato; il piano del presbiterio è pavimentato in quadrotte di marmo rosso Verona e marmo biancone.
Chiesa parrocchiale San Pietro in Vinculis di Custoza
Ignote le origini della chiesa di S. Pietro in Custoza, originariamente cappella soggetta alla pieve di S. Andrea in Sommacampagna. L’edificio attuale è il risultato della ricostruzione occorsa tra il 1790 ed il 1792. La chiesa si presenta con facciata a capanna rivolta a sud-est. Torre campanaria addossata al fianco orientale dell'edificio. Impianto planimetrico a croce latina, definita da un’unica aula rettangolare, transetto con bracci laterali di ridotta profondità ospitanti rispettivamente l’altare della Madonna del Rosario a sinistra, e l’altare del S. Cuore sul lato opposto, presbiterio quadrangolare rialzato di tre gradini concluso con abside a sviluppo semicircolare. L’ambiente interno, caratterizzato da un’armonica ed equilibrata composizione architettonico-spaziale e decorativa, presenta i prospetti ritmati da snelle lesene corinzie su cui si imposta l’alta trabeazione sommitale; al centro della parete di fondo del presbiterio è collocata la pala d’altare raffigurante “S. Pietro liberato dal carcere”, opera del pittore Giulio Sartori (1869). Navata e presbiterio sono coperti da volte a botte con unghie laterali ritmate da costolonature trasversali; la crociera del transetto è sovrastata da una calotta emisferica ribassata decorata con pitture a tempera. Copertura a due falde con travature lignee portanti e manto in coppi di laterizio. La pavimentazione della navata è realizzata in piastrelle di cemento con graniglia di marmi policromi; il piano del presbiterio è pavimentato con quadrotte alternate di marmo rosso Verona e marmo biancone posate a corsi obliqui.
Chiesa parrocchiale del Santissimo Redentore di Caselle
La prima chiesa di Caselle di Sommacampagna, intitolata alla SS. Trinità, fu edificata nel 1617 ed ampliata nel 1793. A cavallo del XIX e del XX sec., con l’aumento del centro abitato e della popolazione, si rese necessaria la costruzione di una chiesa più capiente. I lavori di edificazione, avviati nel 1904, ebbero compimento nel 1906. Il nuovo edificio venne intitolato al SS. Redentore, mentre la chiesa vecchia divenne oratorio e successivamente teatro parrocchiale. L’erezione in Parrocchia risale al 27 agosto del 1929, la consacrazione al 28 novembre del 1989. L’edificio si presenta con facciata a capanna rivolta a meridione. Torre campanaria posta a lato del fianco occidentale della chiesa. Impianto planimetrico ad unica aula rettangolare, con presbiterio quadrangolare rialzato di tre gradini e concluso con abside a sviluppo semicircolare; lungo i fianchi dell’aula si aprono quattro semi-cappelle laterali che ospitano gli altari della Madonna Addolorata e della Madonna Immacolata, a sinistra, e gli altari del Crocifisso e di S. Giuseppe, sul lato opposto. I prospetti interni sono ritmati da snelle lesene corinzie rialzate su un alto basamento, sulle quali si imposta la trabeazione modanata sommitale; le pareti del presbiterio sono ornate con un ciclo pittorico realizzato del pittore Carlo Donati. La navata è coperta da un’ampia volta a botte con teste di padiglione ed unghie laterali, ornata al centro con l’affresco raffigurane la Risurrezione, opera del pittore Agostino Pegrassi; la volta a botte del presbiterio è decorata con una finta cassettonatura, cornici ed elementi ornamentali realizzati dal pittore Carlo Donati; dello stesso autore il dipinto del catino absidale raffigurante l’Ascensione di Gesù Redentore con gli Apostoli. Copertura a due falde con travature lignee portanti e manto in coppi di laterizio. La pavimentazione della navata, realizzata in lastre di nembro giallo-rosato, è attraversata da due fasce ortogonali in lastre di pietra calcarea bianca; il piano del presbiterio è pavimentato in lastre di travertino chiaro.